La possibilità di interpretare il tema del monumento/memoriale nel Me-diterraneo immaginandolo come un luogo collettivo, una nuova piazza, centro di vita, di incontro, di accoglienza e di dialogo per la città di Lampedusa ha condotto le scelte e il lavoro condiviso che si presenta. Come un fregio ininterrotto, una successione di segni grafici e lettere – negli alabeti e nelle lingue che abitano il nostro mare – si rincorre, riordinandosi in parole, e poi in frasi, periodi e storie, lungo un basso podio, bucato. Un’alta seduta, che si adagia su un foglio d’acqua che, interrogandosi sulla misura dello spazio del belvedere cerca relazioni con la città, riconoscendone legami e assecondandone le regole, immaginando, una stanza senza tetto, sulla terra ferma, sicura ma protesa verso il mare.