Imre Makovecz (1935-2011) è stato il massimo esponente dell’architettura organica ungherese: in Makovecz confluiscono numerose suggestioni, dall’ organicismo internazionale, le antiche culture celtiche e sciita, Rudolf Steiner, il barocco austriaco e il cubismo boemo, ma anche F. L. Wright e A. Aalto.
A tutto questo va aggiunta un chiave di lettura localistica che rimanda alla tradizione magiara oltre un importante impegno politico e sociale usando che utilizza l’architettura a manifesto contro le invasioni militari e culturali.
Il lavoro di Makovecz è rivolto alla gente e alla vita sociale dei piccoli centri abitati ristabilendo il rapporto con l’ambiente e le tradizioni.
Per questa ragione Makovecz si avvicina a materie come il legno, la pietra, le costruzioni tradizionali, l’architettura antropomorfa e zoomorfa, all’ecologia adattandosi all’innovazione della contemporaneità.
Ricordiamo alcuni suoi progetti: Balatonszepezd a Szovosz, Szekszard Locanda di Siò, il rifugio Dobogoko, la Torre e gli accampamenti Di Visegrad Taborok.