Nel cuore delle Dolomiti a San Vigilio di Marebbe, la famiglia Alberti Mutschlechner ha realizzato la propria “ciasa” che in ladino, terza lingua parlata in Alto Adige assieme al tedesco e italiano, significa “casa”. Qui, al limitare del bosco e del Rio San Vigilio, l’edificio in legno massiccio si erge come un piccolo tempio. Alto tre piani appare come una “porta” da cui accedere alla fitta coltre di abeti e pino cembro che la circonda. S’ispira a una forma arcaica che non fa distinzione tra tetto e facciata ed è rivestita con scandole di larice, ognuna tagliata e posata a mano. La forma del trapezio, frequente nella simbologia sacra, appare come elemento ricorrente sia nei grandi abbaini che nel lucernario a voler trasmettere con i suoi rigorosi volumi geometrici un equilibrio mistico. La forma ascendente del tetto rende l’edificio ben visibile da lontano mentre la bassa linea di gronda ne accentua il carattere protettivo.