L'articolo esamina il peso del ruolo dell’ecologia e del risparmio energetico nella progettazione degli edifici e dei quartieri residenziali. In Europa e nel mondo si moltiplicano i quartieri cosiddetti ecologici, come il Solar city a Linz, il BedZed a Londra, il quartiere Hammarby a Stoccolma, il Bo01 di Malmo, il Vauban di Friburgo, il Nordhavn di Copenhagen, il Casanaova a Bolzano e il San Rocco a Faenza. L’autore elenca alcuni progetti di eco-città, in via di realizzazione in alcuni paesi caratterizzati da un forte potere centralizzato come Russia, Cina, Corea del Sud ed Emirati Arabi, evidenziando però come la sostenibilità ecologica di queste proposte confligga con la sostenibilità economica sociale e paesaggistica. Tra i piani più riusciti l’autore cita quello di Portland, che grazie all’apporto di Jil Karrey, direttore dell’ufficio urbanistico, è divenuta la città più ecologica degli Stati Uniti, trasformando radicalmente la sua struttura. Programmi e interventi urbanistici interessanti dal punto di vista della sostenibilità sono stati realizzati anche a Curitiba, in Brasile, grazie all’azione dell’architetto e sindaco Jaime Lerner e a Detroit, dove è in atto un profondo processo di riqualificazione urbana e di sviluppo in cui elementi naturali, come il fiume e i suoli urbani riconvertiti in terreni agricoli e urbani, si pongono come infrastrutture ambientali su cui fondare la nuova forma urbana. In Europa l’esperienza più rilevante è la consultazione per Le Grand Pari(s) a cui hanno partecipato 10 gruppi interdisciplinari di progettazione, tra cui si distinguono il team di Richard Rogers, quello di Grumbach, e quello di Bernardo Secchi e Paola Viganò, interessante perché propone una strategia progettuale per il futuro di Parigi, trasferibile ai processi di trasformazione in atto nella metropoli contemporanea.
