Contenuto in: La rigenerazione urbana a Belfast nell'Europa che guarda avanti, a cura di Claudia Trillo, Gabriella Esposito De Vita
Abstract
L’articolo parla di come il conflitto civile nell’Irlanda del nord abbia influenzato il linguaggio architettonico. Le scelte erano determinate da programmi di sicurezza, cosicché molti edifici erano l’espressione materiale di muri di interfaccia e di barriere. Anche a causa degli scarsi investimenti privati e dell’emigrazione di molti architetti di talento, la maggior parte degli edifici costruiti tra gli anni Settanta e Ottanta, con poche finestre e con doppie pareti, sono stati alloggi poco originali di edilizia sociale, che per quanto gradevoli ed anche edificati secondo i più alti standard tecnici, sono stati costruiti circondati da muri e recinti come “spazi difensivi” isolati l’uno dall’altro. Alla fine del conflitto si è voluto esprimere nel tessuto edificato dei centri urbani un cambiamento che rappresentasse materialmente apertura e trasparenza (per esempio attraverso l’uso del vetro), anche grazie alla competenza di architetti e designer di talento emigrati durante il periodo dei Troubles che hanno collaborato con i loro colleghi rimasti in patria per progetti di riqualificazione orientati al place-making e al form-making.