Excursus storico che traccia il processo di trasformazione urbana a Belfast, da città del coprifuoco a città aperta e percorribile in tutte le ore. La rigenerazione di Belfast, che comprende non solo il recupero di aree degradate e la trasformazione della sua immagine urbana, ma anche il rilancio delle sue attività economiche e sociali, è un modello di buone pratiche trasferibile ad altre realtà europee, interessate da interventi di riqualificazione. Secondo l’autrice i conflitti e le divisioni che hanno segnato la storia nordirlandese, hanno inevitabilmente influenzato anche lo sviluppo e il tessuto urbano di Belfast, dove ancora oggi sono palesi le tracce fisiche di queste divisioni, tra cui le più emblematiche sono i novantasette “muri della pace” . Principalmente a causa della violenza dello scontro politico tra gli anni Settanta e Ottanta, Belfast perse circa il 55 per cento di abitanti nel centro città, che fu transennato, per motivi di sicurezza, con punti di controllo e cancelli (ring of steel). Al declino della città si cominciò a far fronte già con il Belfast making work (Mbw) nel 1988, e in seguito gli Uffici per la rigenerazione di Belfast (Bro), parte del Dipartimento per lo sviluppo sociale (Dsd), svolsero un ruolo centrale nel coordinamento degli interventi di rigenerazione della città. Nel 1989 si formò la Laganside corporation, con il compito di sistemare 140 ettari di terreno, incluso il Cathedral quarter. I migliori progetti di riqualificazione sono stati quelli guidati dal settore del commercio al dettaglio, nella parte ovest e sud del centro urbano. Dal 1994 sono stati investiti circa due miliardi di sterline in interventi di riqualificazione, tra cui il nuovo Titanic quarter nel porto di Belfast. Per quanto riguarda il centro urbano i migliori interventi di rinnovamento riguardano gli spazi pubblici: piazze e strade, nuove pavimentazioni, arredo urbano, paesaggi e opere d’arte pubbliche.