Questo contributo intende riportare l'attenzione su alcuni territori del centro-nord d'Italia, che dagli anni Sessanta sono stati intensamente trasformati da fenomeni di urbanizzazione diffusa. L'autore evidenzia il fallimento sostanziale del Piano Casa, varato dal governo nel 2009 per il rilancio dell'edilizia privata delle famiglie-impresa, a causa sostanzialmente della riduzione strutturale della domanda immobiliare, sia nel settore residenziale che nel settore produttivo, in quanto è mutato il modello di sviluppo. La questione urbana emergente di questi territori caratterizzati negli ultimi tre decenni da fenomeni di crescita diffusa non è più il bisogno di ulteriore spazio, ma il ripensamento degli spazi esistenti, oggi di fatto sottoutilizzati e abbandonati. Ciò non significa che la "città diffusa" abbia smesso di crescere: l'urbanizzazione del territorio continua, ma con nuovi modelli insediativi e per nuovi soggetti, con grandi interventi unitari (case a schiera, poli produttivi, centri commerciali), per lo più indifferenti alla stratificazione insediativa preesistente. Queste dinamiche divergenti (abbandono e degrado, da una parte, e consumo di suolo, dall'altra), secondo l'autore, dovrebbero cambiare condizioni e prospettive di un'agenda urbanistica tutta ancora da definire, al fine di arrivare a una stabilizzazione dell'urbanizzazione e a una ricomposizione urbanistica. L'articolo è corredato da note esplicative e riferimenti bibliografici