Riflessione critica sullo strumento principale dell'urbanistica, il piano. Attraverso le leggi regionali si è diffuso in Italia un nuovo modello di piano che, seppure in assenza di riforme strutturali della materia, ha sostituito il vecchio piano comunale. Il nuovo sistema di pianificazione è stato applicato sia alle grandi aree metropolitane, che alle piccole città. L'autore si chiede se questa "nuova urbanistica" italiana, meno "prescrittiva" e più direttamente "attuativa", sia migliore della precedente e se sia in grado di rispondere ai nuovi e vecchi problemi delle città e dei territori e, in particolare, alle esigenze imposte dalle grandi trasformazioni urbane. A suo giudizio i piani di recente produzione non definiscono con adeguata documentazione la fattibilità delle trasformazioni previste né la successione delle diverse fasi della loro realizzazione nel tempo in rapporto alle risorse effettivamente disponibili, cosicché spesso si traducono in mera propaganda retorica. A differenza di ciò che accade in altri paesi europei dove i piani urbanistici, condivisi e commisurati alle risorse disponibili, sono veri e propri strumenti di governo.