Note
Le schede descrittive disponibili sono quelle relative alle serie archivistiche 1: Disegni giovanili, formazione e materiali personali, 2: Incarichi professionali, 3: Incarichi istituzionali, 4: Archivio fotografico. Ad esse si riferiscono anche gli estremi cronologici e la consistenza indicati su questa scheda. Le serie in corso di completamento sono: 5: Ricerche, convegni, pubblicazioni e progetti editoriali, mostre, 6: Funzionamento studio e casa, 7: Oggetti e prototipi.
Descrizione del contenuto
Il fondo contiene documentazione che ricopre l'intero arco biografico e professionale di Edoardo Gellner, anche se la cesura fra gli anni trascorsi in Istria e quelli italiani appare evidentissima. Moltissimi materiali legati agli anni di formazione, ai soggiorni viennesi, ai viaggi giovanili e alla professione anteriormente al 1939 sono andati perduti in occasione dell'abbandono della casa di Abbazia anche se appare evidente che Gellner riuscì comunque a portare con sé una parte del proprio archivio. Tutto quello che è invece legato agli anni della vita italiana appare straordinariamente completo e, almeno per larghe parti, attentamente organizzato. L'archivio documenta con larga abbondanza l'attività professionale di Gellner come anche quella di studioso, pubblicista e fotografo; documenta le modalità della gestione dello studio e i rapporti con le istituzioni e contiene un'amplissima mole di materiali legati alla vicenda del villaggio Agip di Corte di cadore, che proseguì per molti decenni dopo la chiusura del cantiere e per il quale Gellner continuò sempre a studiare ipotesi di completamento e recupero. Da segnalare, in questa partizione, la presenza di un complesso di 227 disegni autografi di Carlo Scarpa per la chiesa del villaggio.
Storia archivistica
Eduard Walter Gellner nasce il 20 gennaio 1909 ad Abbazia (Opatija) presso Fiume in Istria, all'epoca importante centro turistico dell'impero austroungarico. Il padre Emil conduce una impresa di lavori sviluppata soprattutto nei campi dell'allestimento di insegne, negozi e locali pubblici. Nella ditta paterna Edoardo Gellner lavora fin da giovanissimo come tirocinante, poi si trasferisce a Vienna per una esperienza di studio presto interrotta prima alla "Meisterschule für Dekorationsmaler", poi alla "Kunstgewerbeschule". Assolti gli obblighi militari (dal 1918 Abbazia è divenuta italiana) rientra in famiglia e dal 1930 assume l'incarico di progettista nella ditta paterna. Qui si occupa sia dell'ideazione di decorazioni e di arredamenti, sia del coordinamento dei lavori di realizzazione. Parallelamente a questa attività, Gellner ne sviluppa una propria come progettista autonomo, anch'essa legata soprattutto all'arredamento di strutture legate al turismo. Riceve incarichi ad Abbazia e Fiume, Trieste e Cortina d'Ampezzo, Kitzbühel e Stoccarda. Appassionato di fotografia, compie viaggi in Europa fino a quando, nel 1939, lo scoppio della seconda guerra mondiale lo obbliga ad allentare i propri legami con la città natale e lo avvicina definitivamente all'Italia. Arruolato nell'esercito e di stanza a Trieste, decide di riprendere gli studi mai portati a termine. Nel giugno 1941 ottiene da privatista la maturità artistica e lo stesso anno si iscrive, a trentatre anni, al Regio Istituto Universitario di Architettura di Venezia. La frequenza è naturalmente nei primi anni condizionata pesantemente dagli eventi bellici; la discussione della tesi di laurea avviene comunque il 14 agosto 1946, relatore Giuseppe Samonà. L'anno successivo trasferisce la propria residenza da Trieste a Cortina d'Ampezzo, dove aveva trovato rifugio nei mesi successivi l'8 settembre 1943. A Cortina Gellner avvia la propria attività professionale misurandosi con tutte le possibili scale progettuali: realizza ristrutturazioni e arredamenti di alberghi e locali pubblici ma anche operazioni immobiliari più ampie, fino ad affrontare vicende complesse e dense di polemiche con la redazione nel Piano Regolatore e del cosiddetto progetto per il Nuovo centro di Cortina, che comprende le discusse realizzazioni dei palazzi Telve e delle Poste e la Casa Giavi. Determinato a non isolarsi nella propria appartata collocazione geografica, Gellner si lega dapprima all'APAO (Associazione per l'Architettura Organica) e dal 1948 diviene membro dell'Istituto Nazionale di Urbanistica, della cui sezione veneta sarà vicepresidente dal 1958, entrando di diritto nel consiglio nazionale dell'associazione. L'incontro con Enrico Mattei nel novembre 1954 dà il via alla lunga vicenda del villaggio per vacanze dei dipendenti AGIP a Corte di Cadore, il cui cantiere si apre nel maggio 1955. Per la progettazione della chiesa, Gellner si avvarrà della collaborazione di Carlo Scarpa, già suo docente all'Istituto di Architettura di Venezia. Il rapporto con Mattei gli reca anche altri incarichi, il principale dei quali, la cosiddetta "città residenziale" di Gela, non troverà mai realizzazione. Quella del villaggio di Corte, inaugurato nel 1958 ma ancora lontano dal completamento, subisce un brusco ridimensionamento nel 1962 con la tragica morte di Mattei e nel 1964 si interrompe definitivamente. L'emanazione della cosiddetta "legge ponte", nel 1967, porta alla concretizzazione di numerosi incarichi professionali di tipo urbanistico, soprattutto per comuni dell'area dolomitica. L'acuta sensibilità per il rapporto fra paesaggio e ambiente costruito era stata già dagli anni Cinquanta all'origine di esperienze progettuali in luoghi fortemente caratterizzati in senso naturalistico come l'Isola d'Elba. L'interesse per la progettazione di insediamenti turistici montani porta Gellner a studiare soluzioni sia per località ampezzane sia nelle alpi piemontesi. Nel 1973 inizia un lungo rapporto di collaborazione con la Regione del Veneto, della cui Commissione Tecnica Gellner sarà membro fino al 1982. Gli anni Settanta segnano anche una fase intensa di studi, partecipazioni a convegni e preparazione di pubblicazioni, non tutte giunte alla realizzazione. Nel 1979 esce "Il territorio storico della montagna alpina", seguito a breve distanza da "Architettura anonima ampezzana". Fra l'altro Gellner si dedica allo studio della centuriazione e, dal 1986 su incarico della Magnifica Comunità del Cadore, a un vasto censimento dei beni culturali architettonici del Cadore. Nel 1988 esce "Architettura rurale delle Dolomiti venete". La decisione di intraprendere la realizzazione di una monografia che riassuma e illustri tutta la sua vita professionale è l'occasione per Gellner di tornare a esplorare il proprio vastissimo archivio, di riordinarlo e sistematizzarlo anche in funzione del lavoro per il volume che, curato da Franco Mancuso, viene pubblicato nel 1996 ed è all'origine di un generale rinnovato interesse per la sua opera. Nel 2000, in concomitanza con la mostra allestita dall'Archivio Progetti, pubblica "Carlo Scarpa e Edoardo Gellner, la chiesa di Corte di Cadore". Muore a Cortina d'Ampezzo il 10 dicembre 2004.
Storia dei passaggi di responsabilità giuridica
Il fondo archivistico è stato donato da Edoardo Gellner all'Università Iuav di Venezia con atto stipulato il 31 agosto 2000. Il trasferimento è avvenuto in più riprese dal 1999 al 2005.
Soggetto conservatore
Soggetto conservatore
Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti
Segnatura attuale
Gellner