Descrizione del contenuto
Il fondo archivistico è pervenuto nella forma conferita da un'operazione di riorganizzazione delle carte effettuata a posteriori rispetto alla loro produzione e senza dubbio condotta dallo stesso Daniele Donghi, che ha appuntato titoli in lapis rosso o blu sulle camicie in carta di reimpiego e segnature alfanumeriche sui fascicoli e sui numerosi documenti a stampa che fanno parte della documentazione. Questa operazione appare evidente soprattutto nella serie "Presentazione della propria attività", organizzata in occasione della partecipazione a pubblici concorsi e selezioni, e nelle carte legate alla pubblicazione del "Manuale dell'architetto", nelle quali l'organizzazione delle traduzioni dei testi dell'originale tedesco, delle bozze manoscritte e tipografiche e delle numerose immagini sostanzialmente rispetta la successione dei capitoli dell'opera.
Donghi non conservò in proprio la documentazione relativa a progetti realizzati in qualità di ingegnere capo al Comune di Torino (1884-1896), Padova (1896-1900) e Venezia (1904-1910). Questo spiega molte delle evidenti lacune nella documentazione relativa ai progetti pubblici. Per uno studio completo si rende necessario pertanto accedere ai rispettivi archivi storici comunali, mentre a documentazione dell'attività di direttore svolta dal 1900 al 1904 presso la ditta Porcheddu (titolare per l'Italia del sistema Hennebique per il calcestruzzo armato) si veda l'archivio Porcheddu presso il Dipartimento dei sistemi edilizi e territoriali del Politecnico di Torino.
Lo stato di conservazione è in alcune parti problematico: alcuni documenti sono stati gravemente danneggiati dall'umidità e da muffe. Alcuni casi particolarmente gravi hanno imposto l'esclusione dalla consultazione dei documenti.
Storia archivistica
Figlio di Felice, apprezzato pittore, e di Costanza Stampa, Daniele Donghi nasce a Milano il 6 febbraio 1861; a Torino si laurea nel 1883 ingegnere-architetto. Nel 1884 partecipa alla Esposizione nazionale di Torino collaborando con il padre; nello stesso anno entra come praticante nell'ufficio Lavori Pubblici del Municipio, divenendo in seguito architetto-disegnatore e operando con questa qualifica sino al 1896, anno del suo trasferimento a Padova quale capo dell'ufficio civico dei Lavori Pubblici, dove rimane fino al 1900. Nel periodo torinese si interessa tra l'altro al restauro della Cittadella, agli studi per l'apertura di via Pietro Micca (occasione nella quale appare molto evidente la sovrapposizione tra l'attività pubblica e quella professionale privata), all'asilo notturno Umberto I, al mercato di Piazza Bodoni. A Padova realizza il cavalcavia presso la stazione centrale, cura la riforma del cimitero e vince il concorso per la scuola Obizzi. L'attività di progettazione continua anche oltre gli anni del suo incarico pubblico, col completamento della scuola di ingegneria e di architettura nel 1930 (il progetto di massima era già stato da lui predisposto nel 1912), la Cassa di Risparmio (1914-1922) e l'Istituto di fisiologia dell'Università di Padova (1928-1930), forse l'ultima opera realizzata. Dal 1900 (anno in cui si trasferisce a Milano) al 1904 riveste l'incarico di direttore presso la ditta Porcheddu, titolare per l'Italia del sistema Hennebique per il calcestruzzo armato. Tale tecnica costruttiva, oltre a risultare ampiamente impiegata nella realizzazione delle opere da lui progettate, è anche oggetto di studio e ricerca come dimostrano i numerosi incarichi peritali e collaudi e la consistente raccolta di opuscoli sull'argomento presenti nel fondo. Tra il 1904 e il 1913 è a capo dell'ufficio tecnico municipale di Venezia, dove consegue grande fama per la partecipazione alla ricostruzione dei campanile di S. Marco, crollato il 14 luglio 1902 e inaugurato il 15 aprile 1912 "dov'era e com'era". Donghi sostituisce E. Fumiani nella commissione incaricata; risolve i problemi di stabilità avvalendosi della tecnologia del cemento armato e operando una riduzione di 850 tonnellate del carico strutturale; progetta anche un "castelletto mobile" che consente di effettuare la costruzione della "canna" senza ponteggi. Altri progetti di rilievo a Venezia riguardano la sistemazione del quartiere di Sant'Elena, la costruzione di scuole (Giacinto Gallina a Cannaregio e Paolo Sarpi alla Giudecca) e della propria villa al Lido, la trasformazione di un antico palazzo nella sede della Cassa di Risparmio, occasione in cui dimostra una certa audacia modernista. Si occupa inoltre dei problemi della comunicazione con la Giudecca e il Lido e con la terraferma. Nel 1911 studia un condotto subacqueo di 3600 metri ad elementi in cemento armato per congiungere il Giardinetto reale di S. Marco con S. Giorgio, la Giudecca, e le Quattro Fontane al Lido. Nell'ambito della propria attività progettuale e di studio Donghi dedica una particolare attenzione ai teatri, in particolare ai problemi di sicurezza e di acustica; inizia nel 1888 con un progetto di ricostruzione del teatro Regio torinese e nel 1896, con G. Negri, vince il concorso per il teatro di Varallo Sesia, dove per la prima volta utilizza il cemento armato. Ricostruisce poi il teatro Comunale di Rovigo, distrutto da un incendio (1903). Donghi alterna l'attività di progettista a quella di editore: fonda e dirige due periodici, «Memorie di un architetto» (1890-1895) e «L'Architettura pratica» (1899-1906). Tra il 1906 ed il 1925 anima un'impresa editoriale in 10 volumi: Il "Manuale dell'architetto". L'opera, realizzata sulla falsariga del tedesco "Baukunde des Architekten" (1880-1884), in seguito integrato dallo "Handbuch der Architektur" (1883), ebbe una enorme fortuna fra gli architetti italiani. Rispetto ai modelli germanici, Donghi amplia la trattazione con una parte dedicata alla "decorazione od estetica architettonica" e propone numerosi esempi di realizzazioni, anche tramite una cospicua raccolta di immagini. Donghi stesso si occupa della compilazione di 45 capitoli e affida i restanti 14 ai collaboratori e al figlio Mario Felice. Una così impegnativa attività di raccolta e sistematizzazione di testi e documentazione iconografica si configura come attività didattica indiretta, che si affianca a quella ufficiale: nel 1907 Donghi ottiene la libera docenza in Architettura tecnica al Politecnico di Milano e nel 1910 diventa ordinario della stessa materia all'Università di Padova. Negli ultimi anni si occupa in particolare di problematiche urbanistiche: l'ultimo articolo, "Alberatura e verde nelle città" appare sulla rivista ABC nel marzo 1938. Muore a Padova il 28 settembre 1938.
Modalità di acquisizione
Comodato
Soggetto conservatore
Soggetto conservatore
Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti
Segnatura attuale
Donghi