Descrizione del contenuto
L'archivio privato dell'ingegnere Ferdinando Forlati restituisce l'immagine del professionista dedito con passione alla salvaguardia dei monumenti della provincia veneta a cavallo tra le due guerre. La documentazione pervenuta riguarda solo in parte l'attività istituzionale svolta dal 1910 al 1952 presso le Soprintendenze di Venezia e Trieste, testimoniata da alcuni album fotografici, fascicoli e disegni. Più vasta è invece la documentazione relativa all'incarico di Proto della Basilica di San Marco (1948-72) e di Ispettore onorario ai monumenti di Verona (1962). Nell'archivio, la documentazione più completa riguarda gli incarichi professionali soprattutto nell'ambito del restauro. A questi documenti si affiancano le carte personali relative agli anni della formazione universitaria, gli schizzi di viaggio ed i ritratti anche a tempera degli anni Venti.
Stato di conservazione: la documentazione è pervenuta complessivamente in buono stato, ciò nonostante è possibile trovare disegni con tracce di muffa che è stata rimossa in fase di spolveratura e condizionamento. I disegni di progetto di grande formato su carta da lucido sono talvolta strappati lungo i margini del foglio e vanno manipolati con cura. Il progetto del palazzo Reale di Bolzano, considerate le grandi dimensioni e la fragilità dei supporti, presenta dei disegni esclusi dalla consultazione.
Storia archivistica
Ferdinando Forlati, secondogenito di tre figli, nasce a Verona il 1 novembre del 1882, in una famiglia di orologiai. Studia al Liceo classico "Scipione Maffei" e nonostante la passione per la pittura, si adegua al desiderio del padre iscrivendosi alla facoltà di Ingegneria a Padova, dove si laurea nel 1909. L'anno seguente vince il concorso per "architetto restauratore" indetto dal Ministero dell'Istruzione ed è assegnato alla Soprintendenza ai monumenti di Venezia. Durante la prima guerra mondiale è inviato come ufficiale di complemento all'ufficio Fortificazioni di Venezia, dove si occupa della protezione delle opere d'arte dai rischi della guerra. Nel primo dopoguerra lavora al recupero degli edifici storici danneggiati dai bombardamenti. Nell'alto Veneto restaura il monastero cistercense di Follina (TV) mentre a Venezia interviene nelle chiese di Santa Fosca e Santa Maria Assunta a Torcello e di San Pietro martire e Santi Maria a Donato a Murano. Nel corso di questi anni sperimenta tecniche innovative di consolidamento dei monumenti che prevedono l'utilizzo di ferro e cemento armato. Tale impegno gli vale, nel 1919, il titolo di Commendatore della Corona d'Italia. L'esperienza maturata in questi anni gli permette di ottenere incarichi diretti da parte del Ministero per il restauro del palazzo ducale di Mantova (1921-23) e di Castelvecchio a Verona (1922-26). Nel gennaio 1930, dopo quattro anni di reggenza, è nominato Soprintendente alle Opere d'Architettura e d'Arte della provincia di Trieste. Principali lavori di questi anni sono: il restauro del castello di Gorizia (1926), la basilica di San Giusto, la chiesa di San Silvestro e il castello di Trieste. In Istria si occupa del recupero della basilica eufrasiana di Parenzo, del duomo e della loggia a Capodistria, la cattedrale e la chiesa di San Francesco a Pola. A Trieste conosce l'archeologa Bruna Tamaro (1894-1987) che sposa il 3 giugno 1929. Nel 1935 torna a Venezia e prosegue nei lavori di consolidamento dei monumenti cittadini. Memorabile, a Padova, il consolidamento della torre degli Anziani (1939) sul punto di essere demolita. Con la cessazione del secondo conflitto mondiale, la Soprintendenza avvia una vasta opera di ricostruzione e restauro di edifici monumentali, estesa a quelli minori, vecchie case, oratori e chiesette che necessitano di rapidi interventi. Tale attività ha consentito di conservare il caratteristico volto di città come Bassano e Treviso. A Padova, restaura la chiesa degli Eremitani semidistrutta dal bombardamento di marzo 1944 e nella cappella degli Scrovegni ricolloca i tondi di Giotto nella volta, staccati per precauzione durante il conflitto. Il 3 gennaio 1949 è nominato Soprintendente di 1^ classe, incarico che ricopre fino al 1952, anno del pensionamento. Nel 1952 è nominato Proto della Basilica di San Marco con il compito di soprintendere alle opere di consolidamento della chiesa palatina. L'esperienza professionale maturata in tanti anni di lavoro, testimoniata negli interventi al I Congresso nazionale dei Soprintendenti a Roma (1938) e successivamente al II Congresso internazionale del restauro a Venezia (1964), gli valse incarichi e consulenze oltre i confini del paese: nel 1951 restaura la chiesa di Santa Sofia a Ohrid e nel 1954 partecipa al concorso per il restauro del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Muore a Venezia il 18 luglio 1975.
Storia dei passaggi di responsabilità giuridica
Poco dopo la morte dell'ingegnere Ferdinando Forlati avvenuta nel 1975, l'archivio privato è stato ceduto dagli eredi all'Università degli Studi di Firenze, dove rimase negli anni Ottanta e Novanta. Durante questo periodo il personale dell'Università redige degli elenchi di consistenza del materiale grafico e dei fascicoli. Il 19 novembre 2001 il figlio, Zeno Forlati, deposita in comodato d'uso quindicennale all'archivio fotografico di Treviso (Fast) il fondo fotografico Forlati-Tamaro (10.369 pezzi già catalogati). L'archivio personale del padre in prevalenza documenti grafici e corrispondenza già all'Università di Firenze è passato, nel 2012, in comodato duso all'Archivio Progetti dell'Università Iuav di Venezia. Il trasferimento è avvenuto il 15 maggio 2012.
Modalità di acquisizione
Comodato
Data di acquisizione
15 maggio 2012
Soggetto conservatore
Soggetto conservatore
Università Iuav di Venezia, Archivio Progetti
Segnatura attuale
Forlati